Ciao,
questa volta siamo incredibilmente sul pezzo con un’intervista a Laura Tonini, che di lavoro scrive per la tv e fa “l’autrice di Fedez”. Questa chiacchierata si è svolta la scorsa settimana, prima del concerto del Primo maggio e del discorso sul Ddl Zan di cui si è parlato ossessivamente in questi giorni.
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Fedez (a sinistra) mentre legge un testo preparato da Laura Tonini (a destra, fuori camera). Elaborazione grafica: Dr. Pira (da Zefed Chronicles).
Ciao Laura, benvenuta. Innanzitutto ti chiederei di identificarti.
Ciao, sono Laura e scrivo. Mi rendo conto che suona un po’ generico, ma effettivamente scrivo un sacco di cose diverse. Sono un’autrice televisiva, una sceneggiatrice e una ghost writer. Scrivo per Fedez ormai da tanti anni, è stato il mio primo impegno lavorativo in ambito televisivo ed è ancora fra i più importanti.
Ecco. Com’è nata quella cosa di Fedez?
È stata una cosa mega-casuale iniziata ormai tempo fa. Il primo lavoro fatto assieme è stato del 2014, lui non faceva ancora tv. All’epoca scrivevo sui giornali, perlopiù su Vice. Fra le persone che mi seguivano – fa ridere lo so – c’era anche J-Ax, che poi ho conosciuto a The Voice of Italy nella prima edizione in cui è stato un coach. Io conoscevo persone che lavoravano con lui e alla fine ci siamo incontrati… “Zia, grande!” È stata una scena molto buffa. Lui lavorava con Fedez all’epoca e Fedez aveva bisogno di un autore per la seconda stagione di una webseries che faceva, Zefed Chronicles.
E così abbiamo cominciato a lavorare assieme. Conta che era la primissima cosa che facevo, nei titoli di coda mi ero auto-segnalata come “show runner”, per dire, che ogni volta che lo riguardo rido e mi vergogno. Mentre lavoravamo alla serie, lui ricevette un invito per andare a parlare da Santoro ad Announo (qui la puntata intera) di legalizzazione e cannabis. Avrebbe dovuto affrontare Giovanardi. Quella fu la prima volta che lui fece tv, e anch’io. C’era anche un senso di coinvolgimento vero. Giovanardi era il firmatario di una legge ignorante sulla cannabis e sulle droghe che colpiva direttamente la mia quotidianità. Personalmente ci tenevo molto a quel confronto e sentivo una grande responsabilità di esserne all’altezza. Giovanardi ha abbandonato lo studio arrabbiato alla fine, il giorno dopo pubblicò un “rap” ridicolo contro Federico. Abbiamo festeggiato.
Il “rap” di Giovanardi.
Quindi era pre-X Factor...
Iniziò quell’anno, dopo quella diretta. Se ricordo bene, X Factor propose l’ingaggio a Fedez poco tempo dopo.
E il passaggio a Cattelan invece?
È partito da una birra. A dire la verità numerose birre. Probabilmente dopo la terza mi ha detto: “Vabbè, vieni con noi?”. È stata una delle cose più spontanee della mia carriera nonché il gruppo di persone più unito con cui abbia mai lavorato. Per me è stata anche una sorta di emancipazione, EPCC - E Poi c’è Cattellan è stato il primo programma che ho affrontato come parte di una squadra, fuori dalla “bolla” di Federico, e mi hanno davvero tutti insegnato le basi del lavoro. E poi era un programma speciale, secondo me, anche se non ci si dovrebbe dire le cose da soli. Gliene sono molto grata.
Da persona che ha cominciato nel giornalismo e ne è riuscita a uscire, che punto di vista hai sul settore?
Non ho mai avuto davvero il sogno del giornalismo, a dire il vero. Non sono neanche pubblicista, per dire. Tutto quello che ho scritto era sempre più orientato verso altre intenzioni, la scrittura comica o scrittura in generale, quale che fosse il medium. Il passaggio l’ho vissuto bene, quindi, perché non ti nego che per me la vita da freelance non era facilissima. Era veramente molto precaria sotto tanti punti di vista. Con la televisione per me è stato più facile sopravvivere come freelance, quindi direi che il passaggio ha contribuito a tenermi in vita. Ciò detto non ho smesso di scrivere articoli, anzi. Solo lo faccio molto più di rado su argomenti che mi interessa approfondire. Credo che lavorare nell’editoria mi abbia dato una impostazione curiosa e attenta che non cambierei.
Quindi per te il giornalismo era una cosa di passaggio…
Mi è sempre piaciuto scrivere. Ho quasi paura a dirlo perché mi sembra una cosa perfettamente equidistante fra stupido e pretenzioso, però è così. In questo senso sono il contrario delle persone ambiziose: non avevo neanche mai immaginato di lavorare in televisione, non ho mai fatto molti piani. Credo di avere istintivamente un approccio molto elastico alla questione “lavoro”. Mi sforzo per quanto possibile di seguire le cose che mi interessano e mi divertono, che spesso hanno forme diverse fra di loro. Mi piace un sacco la sensazione di star imparando dei meccanismi. Ho spesso questo pensiero che non sia più possibile in generale tracciare un percorso dritto per chi decide di lavorare con la scrittura.
Torniamo a Fedez: hai lavorato anche a LOL?
Non ho partecipato alla produzione del programma, infatti rubo i complimenti di chi mi dice “Che bello LOL!”. In realtà, come sempre, ho lavorato alla parte di Fedez, alla sua presenza, diciamo, con input sulle reazioni. Sai, c’è chi scambia il fatto che Fedez abbia un’autrice personale per altro, come fosse incapace di fare una battuta brillante o reagire a qualcosa o fare un discorso. Invece è una persona intelligente che ha avuto l’intuizione di mettersi affianco persone che sente affini e che tornano molto utili in un momento di stress come la registrazione di un programma. Chiunque vada in video si confronta con degli autori. Lui ha semplicemente costruito un percorso con persone vicine a lui. Secondo me è stata una scelta giusta, che gli ha garantito una presenza inaspettata, coerente e autentica difficile da ottenere confrontandosi ogni volta con programmi e gruppi di lavoro diversi.
Facciamo un esempio pratico. Cos’hai fatto a LOL?
Indossavo il fonac per una comunicazione continua e mi sforzavo di tenere sott’occhio più situazioni. Se si presentava un qualche spunto per una battuta o una risposta brillante lo suggerivo, ma l’interazione è ovviamente libera. Chi riceve i suggerimenti prende quel che serve al momento, se serve. Ho imparato un sacco di cose perchè non avevo mai lavorato a un reality e gli autori del programma erano -loro sì- bravissimi. È stato anche una specie di Burning Man delle produzioni televisive visto che è stato registrato in pochissimi giorni, soprattutto un’intera giornata in cui i comici – e lui – non hanno mai smesso di lavorare.
E Muschio Selvaggio?
Anche lì è molto spontaneo. L’approccio è molto diverso dalla maggior parte dei podcast, in cui di solito c’è una persona con una conoscenza approfondita su un argomento specifico su cui “educa” in qualche modo chi ascolta. Quello che fanno i ragazzi è più o meno il contrario, si vede il processo di persone che imparano insieme a chi li ascolta. Infatti gli ospiti vengono scelti principalmente sulla base di loro interesse spontanei verso determinate persone o argomenti. La conversazione si basa su un canovaccio, naturalmente, ma è molto libera. Molto dipende dall’atmosfera che si instaura col singolo ospite.
Ci sono puntate in cui è evidente che almeno uno di loro non sa chi sia l’ospite, è molto bello…
Quando è venuta Benedetta Rossi, che ha un numero imprecisato di follower e ha colonizzato un intero canale televisivo, Fedez le ha chiesto con grande stupore: “Ah ma tu fai televisione?” e io non sono riuscita a non ridere. A me piace anche per questo.
Grazie Laura, ora puoi andare.
E insomma questa era Laura Tonini, la donna che sussurrava ai Fedez. Se volete leggere le puntate precedenti di Interrogatorio, ecco quella con Lorenzo Ghetti e quella con Daniele Zinni. Noi ci rivediamo sabato con i link che sono molto belli, ciao.