La scorsa settimana il New York Times ha pubblicato un editoriale di Charlie Warzel, ex reporter tecnologico di BuzzFeed passato alla pagina degli editoriali della grey lady a meno di 40 anni (gioco: immaginate qualcosa di simile con i giornaloni italiani per farvi due risatone!). Il titolo del pezzo, “Twitter Is Real Life”, è una risposta a un tormentone che riecheggia da tempo su Twitter e altrove (ne parlammo pure qui su Meraviglie): Twitter non è la vita reale. I motivi?
su Twitter c’è un certo tipo di pubblico, ergo un certo tipo di elettorato;
la piattaforma non rappresenta un campione statistico affidabile della popolazione;
lasciare che politici e partiti si facciano influenzare da Twitter è quindi pericoloso e miope;
il rischio è di finire a tifare Jeremy Corbyn senza ricordarsi del suo vero gradimento nella vera popolazione, e perdere male.
Questo il mantra, esposto in questa serie di infografiche dello scorso aprile (vedi sopra). L’editoriale citato, invece, presenta una hot take inversa e opposta: “Fermi tutti… e se Twitter fosse la vita reale?”
Così, dopo aver ricordato del peso del social network nella campagna elettorale e presidenza di Donald Trump, Warzel scrive:
C’è […] qualcosa d’inafferrabile nell’influenza di Twitter, specie per quanto riguarda la politica, la costruzione di movimenti e la fandom. Una spinta onesta e sostenuta a un candidato da parte dei social media sembra davvero trasformarsi in qualcosa, anche se non è ancora chiaro quanto sia affidabile.
Un articolo notevole perché, secondo, me sancisce il momento in cui è finalmente possibile fare il giro di boa sulla questione filter bubble. Con i fatti del 2016 (Brexit, Trump, NoVax…) il concetto di bolla è dilagato anche perché ci serviva una Grande Spiegazione, una linea retta – seppur illusoria – in un mondo confuso e assurdo.
Le Filter Bubble! I Bot Russi! Putin! Poche cose con cui giustificare il traumatico disgregamento del tessuto democratico dell’Occidente, causato da crisi economica, austerity & co. Era una bugia, una semplificazione di cui avevamo bisogno, davvero, in una fase traumatica.
Ora però anche basta. In realtà, a ben guardare, quello delle bolle non è un evento così inedito, nonostante gli algoritmi e i social media abbiano reso la questione più grave e spinosa. Il dibattito politico e culturale è sempre stato influenzato, plasmato, da una cerchia ristretta di persone: a cambiare sono semmai i modi in cui questi gruppi vengono formati, come si comportano nei confronti di cosa.
Warzel continua ricordando un articolo del New York magazine che sottolinea quanto nemmeno i principali partiti siano esattamente controllati dall’uomo comune: “Le priorità di ciascun partito sono indicata perlopiù dalle élite politiche, ovvero i loro membri più influenti, attivisti, donatori, intellettuali…”
È quindi questa “vecchia” élite a combattere contro la nuova, strana minoranza disordinata che è finita per accumulare potere e influenza – puntando ora a distruggerla. L’articolo del New York ricorda anche quanto successo alla destra negli Stati Uniti, in cui l’ascesa di Trump e delle politiche “nativiste” ha di fatto disgregato l’élite repubblicana storica, formandone una nuova. Parte del motivo per cui lo hanno sostenuto finora, anche nell’impeachment, è la paura: di Trump, dei suoi follower, degli influencer MAGA. Della nuova élite di cui si sentono sorvegliati speciali.
Risulta necessario un nuovo approccio per una nuova realtà, in cui i due poli opposti (Twitter non è reale / Anzi sì, è reale) convivano e vengano in qualche modo superati: guardare oltre, verso un insieme delle cose al quale nessuna delle due posizioni riesce ad arrivare. Servirà tempo.
Nel frattempo rimane la domanda: Twitter è la vita reale? Io direi che fa parte della vita reale. Non ne è la sua perfetta rappresentazione ma gli argomenti che vanno forte lì, trasbordano e occupano la scena. Per quanto sia un social network ostile e relativamente piccolo, rimane La Conversazione. E quella è davvero reale.
Ed è la fine di questa Meraviglie, composta con mezzi di fortuna durante i caldi giorni del virus. Fate i bravi e/o le brave. Qui puoi abbonarti a LMB, sostenere la baracca e ricevere queste mail, che magari qualcuno ti ha inoltrato, che ne so io.