Meraviglie: Siamo tutti banche
Ciao, questa è la seconda edizione di Meraviglie, la sorella ambiziosa di Link Molto Belli. Abbiamo da poco superato la prima settimana di vita e sono molto, molto felice dei risultati. Grazie a chi si è abbonato – e a chi lo farà, magari oggi, magari cliccando qui sotto! Oggi parliamo male di Goldman Sachs, eeeee!
Apple fa le carte di credito adesso. Con Goldman Sachs. E anche anche Google sta pensando di entrare nel settore, visto che siamo in una fase del capitalismo in cui chiunque può essere qualsiasi cosa, se dotato del cappellino giusto.
Alle porta del 2020 è difficile descrivere in poche parole aziende come Facebook, Google, Amazon, Apple e Microsoft. Possiamo definirle tech company, certo, anche se quella è un’etichetta ormai troppo vaga e abusata; basta entrare nel dettaglio ed ecco che ogni tentativo di categorizzazione viene meno, nascondendosi nell’orizzonte infinito in cui operano queste aziende.
Amazon fa i soldi con il cloud, si dà all’hardware con Fire e Kindle, controlla Twitch ma anche Whole Foods. Microsoft produce software, è proprietaria di GitHub, Skype e altri servizi, fa console da videogiochi ed è anche un gigante del cloud computing ( si è appena aggiudicata un contratto da 10 miliardi di dollari con l’esercito USA, strappato proprio ad Amazon). Google (o meglio, Alphabet) fa un po’ di tutto, dal motore di ricerca a YouTube passando per le macchine-che-si-guidano-da-sole ad Android e Gmail. La nuova Apple post-iPhone, come visto, ha virato decisamente verso i servizi, con prodotti come Apple Card e Apple Tv Plus, mentre vende smartphone e si prepara a piazzare nel mercato visori per VR/AR.
Apple è antipatica.
Questo approccio olistico presenta però insidie inaspettate per i tracotanti paladini della disruption. Più il raggio d’azione si allarga, più è necessario scendere a patti con le realtà che operano negli altri settori, ognuna delle quali ha policy, abitudini e obiettivi diversi da quelli della Mela. Ad esempio, alcuni dei primi utenti di Apple Card hanno scoperto che alle utenti di sesso femminile venivano offerti linee di credito più basse di quelle destinate agli uomini.
Il motivo è che Apple Card si basa sulla tecnologia finanziaria di Goldman Sachs, che a quanto pare discrimina le donne. Questo è un problema per Apple – ma non è un problema di Apple, che ha delegato parte del funzionamento di un suo prodotto a un’azienda (e che azienda! Goldman Sachs! Complimenti!). In tutto questo, il gigante della finanza ha pubblicato un comunicato su Twitter che è un’egregia prova di danza acrobatica attorno alla parola “sorry”.
Chi subisce i danni di questo scandalo? Di sicuro non il mostro della finanza, il cui brand emana la simpatia di un acquerello di Hitler, ma Apple, il cui brand invece è… tutto. Anche perché la pagina ufficiale di Apple Card racconta una storia diversa: “Created by Apple, not a bank”, dice il copy, anche se a) se fai carte di credito forse non sei una banca ma non sei nemmeno un fruttivendolo e b) la partnership con Goldman Sachs compare a fondo pagina, come se Apple… volesse nasconderla?
Secondo Kaushik Tiwari, fondatore di Better Bank, questa corsa al diventare banche ha a che fare con una vecchia passione di queste aziende: l’engagement. Il conto in banca è un “medium” essenziale per il cittadino contemporaneo: il tuo stipendio va a finire qui, da qui prendi i soldi per affitto, bollette e spese varie; qualsiasi extra, probabilmente, confluisce sempre qui. Questa centralità rende la scelta di cambiare banca o operatore molto difficile – e rara: “an incredibly sticky product”, secondo Tiwari.
Apple scopre che Goldman Sachs non è una cooperativa di certosine.
Ovviamente Apple non soffrirà più di tanto da questo piccolo scandalo (anche perché ha problemi molto più gravi). Ma è stato comunque aperto un fronte del tutto nuovo e rischioso, come spiega Dieter Bohn su The Verge:
“Lo dico da tempo, che questa spinta verso i servizi è una minaccia alla reputazione di Apple. […] nessuno ama il proprio istituto di credito. E adesso Apple è un istituto di credito. Nessuno ama l’azienda che gli dà la tv via cavo. E adesso Apple si è messa a vendere show televisivi e a fare da intermediario tra l’utente e i canali tv.”
È un casino, ma mai quanto quello in cui si trova Facebook, di cui parleremo prossimamente. Nell’attesa, sul Tascabile trovate un mio nuovo articolo sull’evoluzione della nostra idea di Mark Zuckerberg nel corso degli anni.
E insomma, questa è Meraviglie, l’edizione aumentata di Link Molto Belli. Oggi abbiamo parlato di Apple ma la prossima settimana parleremo d’altro. Iscriviti subito, dai!