Meraviglie: Not ok, boomer
Angelina Jolie sta lavorando a un programma per la BBC con cui insegnare ai bambini a riconoscere bufale e fake news. “Spero che aiuterà i bambini a trovare informazioni e strumenti di cui hanno bisogno per fare la differenza” ha detto a Variety. BBC My World, questo il nome del programma, sarà roba grossa, trasmessa in mezzo mondo grazie ai potenti mezzi dell’ex Impero britannico, e aiuterà le nuove generazioni a orientarsi in questo folle mondo.
Che dire? Brava, Jolie.
PERÒ…
Non capisco perché tutti, ma proprio tutti, me compreso, TUTTI NOI agiamo inconsciamente come se la questione fake news fosse una questione generazione che riguarda solo i giovanissimi. Questa presunzione che siano i ragazzini a doverci preoccupare nasconde un’insidiosa discriminazione basata sull’età, oltre che un’erronea lettura dei dati a nostra disposizione, i quali ci invece raccontano di un’altra emergenza, che riguarda un’altra fascia d’età e sapete già dove stiamo andando a parlare e come finirà questa frase: ok boomer.
L’articolo da cui è nato tutto.
Un recente studio condotto da ricercatori di Princeton e della NYU ha dimostrato che, durante la campagna elettorale USA del 2016, gli utenti Facebook over-65 anni hanno postato sette volte il numero di fake news condiviso invece dagli under 30. Grazie al cazzo Princton, direte voi, ma è sempre d’uopo ribadire queste differenze generazionali, prima di passare a due possibili punti senza il quale quest’analisi risulterebbe mutila:
scegliere Facebook come campo d’osservazione delle fake news condivise dai boomer è come scegliere un bar di provincia che si affaccia sulla statale per un’indagine sul consumo di Tennent’s Super: crudele;
di conseguenza, i giovani e soprattutto giovanissimi rischiano di fare bella figura anche perché su Facebook sono meno presenti – e quando lo sono, non sono particolarmente attivi.
Nonostante tutto, Facebook deve essere il nostro riferimento, per motivi diversi e anche un po’ scemi: perché non c’è alternativa; perché non è un bar di provincia sulla statale (o meglio, è un bar di provincia con due miliardi di clienti, e per questo dev’essere tenuto d’occhio); perché il suo CEO è sempre più amichetto dell’uomo più potente del mondo; ecc…
Ci metteremo anni a misurare i contorni del problema “boomer e social network”, che è una questione di salute mentale prima ancora che politica o sociale. Le fake news, i partiti nostalgici e razzisti che volano nei sondaggi, le pagine di merda di meme sessisti sono sintomi di un problema sconfinato che va un pochino oltre i voleri di qualche fattoria di troll dell’ex blocco sovietico. Succede qualcosa nella mente di un over-65 a cui viene dato uno smartphone, qualcosa di potente e misterioso, di diverso da quello che proviamo noi, più giovani, abituati da più tempo a internet e quindi dotati di un numero di antibiotici più alto (e comuque non sufficiente).
L’internet dei boomer è una versione ridotta e morbosa del “vero internet”, in cui ogni particolarità è aumentata e potenziata. Siamo tutti preda di algoritmi e feed MA il web degli over-65 è veramente composto da due o tre applicazioni (per un totale di due corporation al massimo, di solito FACEBOOK e Alphabet). Avete presente quando YouTube vi consiglia un video assurdo, che sembra non avere alcun senso e vi risulta “sbagliato”? E se fosse perché non era per voi ma per gli altri? Per un tipo di utente / spettatore diverso?
Quindi brava Angelina ma, per contraddire Helen Lovejoy, è il momento di non pensare ai bambini. O meglio, non solo a loro: occorre un programma d’alfabetizzazione destinato agli utenti più attempati e fragili, a quelli che pensano che il World wide web coincida con Whatsapp.
Prima che sia troppo tardi.
Siamo alla fine di questa puntata di Meraviglie. Se volete saperne di più, trovate tutte le info su questo sito. CIAO!