Nell’aprile del 2020 vedrà la luce Cyberpunk 2077, atteso videogioco che tenterà di portare su schermo l’esperienza del gioco di ruolo Cyberpunk, uscito nel 1990. La nascita dell’omonimo genere viene di solito fatta coincidere con la pubblicazione di Neuromante, romanzo di William Gibson, prima parte della cosiddetta “Trilogia dello Sprawl”. In Neuromante c’è tutto: lo sprawl, appunto, ovvero un’incubo urbano e sociale; i cybernauti che viaggiano in rete; un ambiente soffocante, di cui questo sovramondo tecnologico rappresenta l’unica via d’uscita e sovversione.
Il primo trailer del videogioco è stato accompagnato da una polemichetta – che continuerà fino ad aprile 2020, dio sia con noi – su cosa voglia dire essere cyberpunk, e chi sia autorizzato a definirsi così. Lo stesso Gibson ha smontato 2077, riducendolo a una versione di GTA con trucchetti da retro-future anni Ottanta.
lol ok boomer
Lo sapete tutti perché stiamo parlando di questo videogioco: la scorsa settimana Tesla ha presentato Cybertruck, un pick-up dal design molto forte, pensato per compiacere chi ha un piano dettagliato in caso di apocalisse zombie e cita spesso Rick & Morty. Sputiamo subito le opinioni, in modo da passare oltre: Elon Musk è un genio sociopatico che mi fa ansia, questo è il mezzo più bello mai fatto da Tesla, che di solito produce macchine dal design troppo da ingegnere americano, e secondo me su tutto questo c’è lo zampino di Grimes.
DETTO QUESTO, è interessante notare che Cybertruck è stato presentato nello stesso mese in cui la rivista The Baffler suonava le campane a morto per il genere, con il saggio “Cyberpunk is Dead” del critico John Semley. Semley ripercorre le origini e la storia del genere, sottolineando quanto la concezione del futuro sia cambiata dagli anni Sessanta (il Dick di Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, antenato essenziale del filone) e Ottanta-primi Novanta (dal citato Neuromante a Snow Crash di Neal Stephenson) ad oggi . È in particolare Stephenson, con il suo Metaverse, a offrire una visione utopistica e liberatoria della tecnologia e del mondo che verrà. Un mondo in cui il corpo non esiste (e viene modificato, aumentato, cybernificato) e le idee scorrono libere in una nuova dimensione, migliore e più illuminata (il “nonspace of the mind”, secondo Gibson).
La parola a Brian David Gilbert.
Veniamo a noi, a oggi, al 2020 ormai alle porte. Con il world wide web ormai snaturato dalle piattaforme e il “nonspace of the mind” sostituito dalla demolizione della realtà condivisa, il cyberpunk resiste oggi in ambienti protetti come morbosa nostalgia per i nostri proverbiali “futuri mai vissuti”. Immerso nella nostalgia, il cyberpunk ha assunto tinte quasi reazionarie, rifugiandosi nell’amore per le cose belle di nuova volta, i libri, i film, i giochi, che hanno cullato le generazioni cresciute negli anni Ottanta e Novanta, quando la speranza era espressa dal progresso tecnologico. Scrive Semley:
“Sia il cyborg che il cyberpunk sognano nuovi futuri, nuove relazioni sociali, nuovi corpi e nuove categorie di concetti e modi di vivere. Il problema storico è che, in gran parte, queste nuove categorie e queste nuove relazioni non si sono materializzate, mentre i futuri del cyberpunk sono stati usurpati e mercificati dagli stessi poteri a cui speravano di opporsi.”
Se fossi ruffiano, farei un parallelo tra queste utopie spezzate e le crepe sul finestrino del Cybertruck, ma siamo seri! (E comunque l’ho appena fatto 💃🏻).
Cosa ci rimane, dunque, quando la speranza è in riserva? Quando la paura prende il sopravvento e persino i miliardari della Silicon Valley si preparano alla catastrofe ambiental-social-economica?
Rimangono i nostri ricordi. Te lo ricordi Mad Max? E Demolition Man? Te lo ricordi quando un laureato trovava automaticamente un lavoro dignitoso? Te lo ricordi Metal Gear Solid? E gli affitti in città prima di Airbnb? Too ricordi, signò?
Il Cybertruck è il malinconico ricordo di un media ingiallito: è a forma di futuro, quel tipo di futuro che immaginavano i nostri genitori, credendo che il progresso avrebbe continuato la sua folle crescita, riempiendo ogni centimetro utile d’universo di station wagon e casette a schiera e piccole-medie imprese, come la famosa IA con le graffette. Anche per questo, a chi piace, piace sul serio, vedi il numero di ordini strombazzato da Musk.
Ecco quindi cosa nasce dalle ceneri del cyberpunk: un veicolo da ricchi prepper, la cui assenza di specchietti retrovisori è un involontario manifesto politico, più che un errore di progettazione. Nel luogo dove stiamo andando, non esistono pedoni.
Eccoci alla fine di questa edizione di Meraviglie. La settimana prossima ne uscirà un’altra, e così via. Se vuoi abbonarti, fai ancora in tempo a sfruttare l’offerta di lancio cliccando il pulsante qui sopra. O fai come vuoi, ahahah!