Mi sono un po’ stufato di ‘ste cazzo di bolle. Le ultime elezioni nel Regno Unito sono state lo strappo finale: per settimane il mio feed di Twitter è stato monopolizzato da tweet (provenienti da tutto il mondo, particolare importante in un’elezione NAZIONALE) che scolpivano Jeremy Corbyn come vincitore, nuovo Re e Churchill Reloaded. Ah, i mille profili comici che mi hanno allietato con battute, video buffi ed endorsement virali. Ah, il vivere la vita come se il 2016 non fosse mai successo.
Diglielo, AISSS.
E invece, spoiler alert, non solo Corbyn ha perso ma ha pure perso malissimo, talmente male che credo di essere la prima persona a digitare il suo cognome nell’ultima settimana. E volete sapere qual è la cosa peggiore di tutto questo? Era ovvio. Lo dicevano i dati, i sondaggi e i gorgoglii della pancia di ciascuno di noi. Eppure, l’alchimia tra illusione, algoritmi e ansie personali hanno distorto la percezione della realtà, anche questa volta.
Ora io non voglio fare quello che a inizio 2020 parla di filter bubble, per carità. Ma: le filter bubble. Dovremmo pure pensarci, prima o poi. Non solo per rafforzare il nostro legame con la realtà ma per evitare tonfi emotivi e picchi d’ansia come quelli che ci hanno accompagnato negli ultimi anni, tra sondaggi sballati, fake news e sacche d’informazione sempre più resistenti all’esterno. Anche perché questa fine settimana ci saranno le regionali in Emilia-Romagna (e in Calabria: il buco nero mediatico sulla regione è come sempre supermassiccio), la Lega potrebbe vincerle e SANTO CIELO.
Questo tipo d’ansia è un problema generazionale. Certo, anche mia zia può avere l’ansia e prendersi le goccette ma quella a cui mi riferisco riguarda strettamente Millennial e la Generazione X. I primi si sono diplomati mentre il mondo crollava, i secondi non ricordano un mondo senza le macerie del sogno degli anni Ottanta-Novanta. Sono quindi fatti nostri.
A questa ansia condivisa, si aggiunge poi il groviglio di problemi, traumi e speranze personali che contiene ciascuno di noi. Ad esempio, io ho avuto una vita piuttosto tranquilla e privilegiata, eppure sono sempre stato nervoso. A disagio. “In ansia”, direbbe qualcuno.
Per anni “l’ansia” mi è sembrata solo una parola, non una condizione che potesse riguardarmi; certo, c’erano i momenti di ansia, ma quelli ce li hanno tutti, no?, dicevo io, che sono anche scemo. Era una lettura, come dire, superficiale del fenomeno.
Poi, leggendo storie ed articoli su persone ansiose, nelle quali mi sono in parte identificato, è arrivata l’illuminazione:
ho sempre sofferto d’ansia come hai fatto a non capirlo prima dei trent’anni grosso scemo.
È quindi un peccato che il lavoro mi costringa a passare tanto tempo davanti ai social. Per chi come me ha problemi simili, o vuole comunque sopravvivere a questo momento storico, ecco dei consigli spassionati:
evitate Facebook. Prima regola. Non c’è niente di interessante lì. Scaricatevi Self Control, disiscrivetevi. Se siete social media manager, aprite un account-pupazzo e usatelo solo per gestire le Pagine;
non seguite giornalisti sui social. Niente agit-prop. Riprendete l’abitudine a guardare i siti di news un paio di volte al giorno, a leggere i giornalisti a cui date il follow nel loro territorio naturale (i giornali e siti);
corollario: questa recente leva di giornalisti italiani che vanno su Instagram è quindi una notizia un po’ :-/, visto che portano LA REALTÀ anche in mezzo alle cose sceme e vuote a cui serve Instagram;
Disinstallate le app dei social dal vostro telefono. O fate log out e contate sulla vostra incapacità di ricordarvi le password. Io l’ho fatto durante le vacanze di Natale ed è stato ok;
Leggete un libro di fiction. È da qualche mese che non lo faccio: è come se il mio cervello fosse rimasto impigliato nel reale, ormai incapace di seguire una storia inventata di una tipa che va a New York o qualcosa del genere. Provarci e riprovarci.
Mostro finale: in bagno senza telefono.
Che dio ce la mandi buona. Ci vediamo la settimana con un numero di Meraviglie meno nervoso spero ciao.
Questa è stata Meraviglie, la newsletterina bonus di Link Molto Belli. Di solito è più pettinata di questa ma sapete com’è.