Ciao, mi chiamo Pietro Minto e questa è Link Molto Belli, la mia newsletter che esce ogni sabato. Questa settimana ho una cosa bella da annunciarvi ma dobbiamo comunque seguiamo il protocollo. E quindi, prima, la mappa.
Che in realtà è una dimostrazione del fatto che la Terra di Mezzo, quella del Signore degli Anelli, è tonda e non piatta. Magari vi torna utile.
Avete bisogno di sganciare 100mila palloncini colorati su una folla? Dovete chiamare questo tizio.
L’articolo della settimana, “Why A.I. Isn’t Going to Make Art” di Ted “miopadre” Chiang (anche qui):
“ChatGPT feels nothing and desires nothing, and this lack of intention is why ChatGPT is not actually using language. What makes the words “I’m happy to see you” a linguistic utterance is not that the sequence of text tokens that it is made up of are well formed; what makes it a linguistic utterance is the intention to communicate something.”
Rivoluzione copernicana nel campo dei tagliaunghie.
Ogni venerdì esce anche Screenshot, il mio podcast sulle cose che succedono sui nostri dannati schermi. Queste settimana si parla di Zuckerberg che prova a farsi amico Trump, invano (🤕).
Annuncio annuncio! Cosa sognano le IA
Le intelligenze artificiali generative non sono venute dal nulla. Sam Altman è una vecchia lenza che fa la voce grossa nella Silicon Valley da quasi vent’anni. Il primo chatbot a convincere i suoi utenti di essere senziente risale agli anni Sessanta. ChatGPT esiste anche perché Elon Musk dieci anni ebbe paura di Google .
Insomma, le IA hanno una storia lunga, affascinante e spaventosa. Una storia perlopioù umana, fatta di personaggi pazzeschi, che ho avuto il piacere di raccontare in questo agile libro che esce martedì prossimo, il 10, per Utet.
Se avete letto i miei articoli e i miei link sull’argomento, ChatGPT, la corsa agli armamenti nel settore e i computer che fanno arte, credo proprio che vi piacerà. Cosa sognano le IA lo trovate in tutte le librerie, fisiche e non, in formato cartaceo e ebook. Buona lettura.
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Ma a proposito di intelligenze artificiali, perché usano sempre la stessa emoji?
“Hit em” è un genere musicale fatto di musica in 5/4, 212 battiti per minuto e “suoni super saturati”. Se l’è sognato un musicista che ha deciso di parlarne su Twitter ispirando un sacco di gente a produrre musica “hit em”. Grande storia.
Questa settimana sono stato a Roma, al Festival Aniene, a parlare de La seconda prova (l’altro mio libro del 2024, ehm ehm), e ho visto l’esibizione di Alice e Davide Sinigaglia, Concerto fetido su quattro zampe. Da vedere.
“mini horse playing on mini piano performing for live audience”
Un mio commento sulla questione X, Elon Musk e Brasile.
Public Work è un motore di ricerca per tutto ciò è che di contenuto pubblico.
Infine,
Antonio Ricci e il Gabibbo che leggono e divorano il Manifesto (via).
Ed è tutto. Cosa sognano le IA esce martedì, noi ci rivediamo sabato prossimo. Ciao!
Tutto stupendo!
Grazie! Se il mio pusher preferito.....di cose belle.