Ciao,
sono Pietro Minto e questa è Link Molto Belli, che esce anche nei ponti lunghi, ci mancherebbe. Grazie per le molte risposte al questionario della scorsa settimana: mi saranno molto utili, anche solo per capire meglio chi siete / cosa volete. Detto questo, cominciamo!
Una mappa delle “Terre Artiche” di Vincenzo Coronelli (1695 circa) mostra anche la “Terra di Wiches”, un’isola che compare in molte mappe dell’epoca ma non è mai esistita (via).
Cosa c’è nel fondo del feed Instagram di… @instagram.
Questa settimana è circolato un sondaggio britannico secondo il quale la metà dei ragazzini preferirebbe vivere in un mondo senza smartphone. Al di là del fidarsi o meno di questi sondaggi, la notizia mi ha fatto tornare in mente questa frase, dalla newsletter di Sean Mohanan: “For iPad kids, if the screen raised you, if the screen punished you, it might be the screen you rebel against—not your parents”. Chissà.
La puntata di Screenshot di questa settimana è dedicata al rapporto conflittuale tra Elon Musk e Grok, il chatbot sviluppato dalla sua stessa azienda.
Ho scoperto che 1) dal 1998 la prima lettera delle targhe delle auto segue l’ordine alfabetico; 2) siamo da poco passati alla H. Ma soprattutto, c’è un gruppo Facebook di gente che corre a fotografare le targhe più recenti.
Perché John Mulaney sta combattendo contro tre ragazzini? Perché era la puntata finale del suo pazzesco (e decisamente non per tutti) anti-late show, Everybody’s Live, su Netflix.
LinkedIn
(Crediti)
“E se tu guarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te”, scrisse Friedrich Nietzsche verso la fine dell’Ottocento, probabilmente prevedendo la nascita di LinkedIn.
LinkedIn è un posto strano: un social network spesso dimenticato in favore dei vari Instagram e Twitter del caso, così luminosi e chiassosi, anche se dentro LinkedIn ci siamo tutti, o quasi, e ci facciamo tutti cose strane. Ci parliamo in modo strano (anch’io, eh!), sorridiamo tutti e ci facciamo tutti i complimenti. Esso corrompe e assoggetta chiunque.
Negli ultimi anni si è fatto un gran parlare dell’aggettivo performativo, in riferimento a TikTok, Instagram, YouTube, alla vita intera. Ma… LinkedIn? LinkedIn potrebbe essere la performance più performativa di tutte, fondendo alle dinamiche social lo status vero e proprio. La carriera. Le promozioni.
Eppure LinkedIn si fa notare di meno, forse perché le vittime di queste dinamiche siamo noi adulti, non dei ragazzini. Ma se su TikTok e Instagram circola la serpe del dismorfismo corporeo, su LinkedIn è ormai endemico il dismorfismo della carriera, la FOMO, l’invidia dei clic e dei commenti occasionali.
Il risultato che ognuno insegue la sua carota e cerca di farsi vedere dagli altri. Il modo migliore è quello di esserci, commentare e scrivere tantissimi post sul proprio lavoro – la propria vita! – usando come prompt la qualsiasi. Tutto. A mo’ di idrovora. Un esempio.
Le conseguenze preoccupanti del non drogarsi al Berghain.
Detto questo, però, devo dire una cosa: sono sottissimo con Zip, Tango e Queens, i giochetti quotidiani che LinkedIn offre, un po’ come fa il New York Times con Wordle.
Per giocarci devo aprire LinkedIn e guardare l’abisso, certo, ma una cosa che nemmeno Nietzsche aveva previsto è questa: alle volte l’abisso propone anche dei giochetti. E allora cosa vuoi fare, non fissarlo?
Da dove sono arrivati i denti.
Cose mie per Il Post: una cosa sul kimchi e una sulle perplessità intorno a Perplexity.
Il gatto di Schrödinger è un esperimento mentale ideato da uno dei padri della fisica quantistica, Erwin Schrödinger. L’immagine è diventata col tempo famosa, pure troppo, perché Schrödinger in realtà diceva un po’ per ridere.
Infine,
Ed è tutto, a sabato prossimo, ciaaao.
Ma il tipo/tipa del fundraising è il personaggio della Gialappa?
La sobrietà dei fisici è forse il motivo per cui "they’re not often invited to parties", lol