Link Molto Belli: Bella Zio
Ciao a tutti,
questa settimana un’edizione particolare di LMB: prima un approfondimento, poi qualche link e, alla fine, una mappa. Questa newsletter sta per compiere cinque anni e a breve ci sarà qualche novità. Nel frattempo, buona lettura.
Softbank è ricca, certo; ma è anche scema? 🤔
Se quest’estate vi siete goduti la vita, potreste aver perso di vista la parabola di WeWork, grande unicorno della Silicon Valley che si stava preparando a quotarsi a Wall Street, forte di una stima da 47 MILIARDI DI DOLLARI fatta appena lo scorso gennaio. Spoiler alert: non è andata così.
47 miliardi di dollari sono *apre un foglio Excel e indossa uno di quei capellini col frontino trasparente* moltissimi soldi per un’azienda che, fino a prova contraria, compra proprietà in grandi centri urbani per poi offrirle come uffici e sale riunioni. Coworking, direbbe qualcuno. LEASING, qualcun’altro.
A spezzare i sogni di gloria WeWork e del suo CEO Adam Neumann ci hanno pensato gli investitori, che hanno reagito freddamente all’annuncio della IPO (Offerta Pubblica Iniziale, il primo passo per l’entrata in borsa) e mangiato la proverbiale foglia, chiedendosi: “Come fate a perdere 219mila dollari all’ora e essere qui?” I documenti presentati dall’azienda non hanno aiutato, raccontando una startup dominata da un founder megalomane e problematico, il culto di sé ha spaventato i potenziali azionisti. Per dirne una: non solo Neumann ha registrato la parola “We” come marchio registrato, che è già una cosa strana da fare, ma l’ha poi rivenduta alla sua stessa azienda, per 5,9 milioni di dollari, come da diapositiva.
Lo sapete come sono le bolle. “Tonde?” No, volevo dire fragili. WeWork non è un’eccezione: il valore dell’azienda è sceso da 47 a 15 miliardi di dollari in pochi giorni, costringendo Neumann a restituire i 5,9 milioni all’azienda e ad allentare i legacci che lo tenevano stretto a ogni ganglo direzionale di WeWork. Non è bastato: lo scorso settembre l’IPO è stata rinviata e, notizia di questa settimana, lo stesso Neumann è stato allontantato dal board dell’azienda: in cambio ha ricevuto 1,7 miliardi di dollari.
Chi è lo scemo che paga MILIARDI a un CEO del genere?
Lo scemo in questione si chiama SoftBank, ed è una holding giapponese fondata dal 62enne Masayoshi Son, il secondo uomo più ricco del Giappone. Arrivato negli USA, a Berkeley, negli anni Settanta, l’uomo decise di diventare ricco in fretta e cominciò a dedicare cinque minuti al giorno all’invenzione di qualcosa. Dopo aver venduto il primo brevetto, un traduttore elettronico, tornò in Giappone, dove con quei soldi fondò SoftBank. Voleva di più, però. Così andò in Arabia Saudita, dove riuscì a firmare un accordo da 45 miliardi con il Principe Mohammed bin Salman (Masayoshi Son racconta che gli ci vollero solo 45 minuti per avere 45 miliardi) e fondò il Vision Fund, che in pochi anni avrebbe sconvolto la Silicon Valley, cambiando le regole del gioco degli investimenti.
Se altri fondi hanno a disposizione decine, centinaia di milioni di dollari, o al massimo UN miliardo, il Vision Fund si impose sul mercato come un gigante. Planet Money ha raccontato la storia di Wag, “l’Uber per far pisciare i cani”, una startup che connette padroni di cagnolini a persone disposte a portarli a fare la passeggiata. Wag aveva bisogno di crescere e Trinity Ventures, un VC “vecchio stile, gli diede dieci milioni di dollari.
Qualche anno dopo la stessa Wag ricevette un investimento da SoftBank – DI TRECENTO MILIONI DI DOLLARI.
Se un’app per cani ha ricevuto una cifra simile, allora figuratevi una startup come WeWork, che veniva presentata come la soluzione alla nostra vita professionale, domestica, spirituale et al. Il conto totale è da vertigine: 11 miliardi negli ultimi anni + altri 5 miliardi in questi giorni (con cui SoftBank ha preso il controllo dell’80% dell’azienda) + 1,7 miliardi per mandare a casa il CEO.
Tutto il thread è interessante.
Ecco quindi la risposta alla domanda iniziale (SoftBank è scema?): no che non lo è, è solamente flu-uuuuuushed with ca-aaash e alle volte si comporta in maniera irrazionale. Finirà mai i soldi? Finché il principe saudita continua a darglieli, no; nel frattempo, però, ha rivoluzionato il mondo degli investimenti tecnologici, cambiando per sempre le dimensioni degli attori in gioco. Il problema è che, come ha notato Motherboard, a raccogliere i cocci di SoftBank (e dei VC) è spesso la società:
La bolla tecnologica non è semplicemente un problema di mercato. Abbiamo lasciato i venture capital concentrare potere in modi che dettano il funzionamento delle nostre città, come funziona il lavoro e come ci relazioniamo con gli altri.
Oppure, per dirla con Matt Levine, editorialista di Bloomberg:
Neumann created a company that destroyed value at a blistering pace and nonetheless extracted a billion dollars for himself. He lit $10 billion of SoftBank’s money on fire and then went back to them and demanded a 10% commission. What an absolute legend.
Algoritmi dappertutto.
The Onion <3
Il ruolo degli algoritmi nell’overtourism: il caso islandese;
YouTube non ha “creato” un pubblico di razzistie cospirazionisti: il pubblico esisteva già, è stato solo soddisfatto;
Mark Zuckerberg ha dei capelli ridicoli ma tranquill*, è solo perché è ossessionato da Giulio Cesare. 😉
Come gli algoritmi, gli anni Dieci e Trump hanno frantumato il tempo, per non dire altro. #algorithmictime
E se la California fosse un’isola? Ma soprattutto: e se lo Utah avesse il mare?
Ed è tutto. Questa è stata una newsletter speciale. Seguiranno altre novità. Ciao.