Stephen King in una scena di Brivido.
Mi piace trovare risposte alle domande. Spesso, di questi tempi, la risposta è da qualche parte su Google, magari tra i primi risultati. Certe volte però bisogna scavare, uscire di casa, parlare con sconosciuti, unire i puntini. È un’attività faticosa ma interessante, che per giunta le intelligenze artificiali non sanno fare, perché non hanno una vita vera, non sanno andare in bici o tirare sassi nel fiume.
Per quello ci siamo ancora noi. Ci sono io.
Nel futuro, per via delle IA, dovremo imparare a gestire da noi – noi umani, voglio dire – tutti quei “problemi”, grandi o piccoli, che non possono essere risolti cercando su Google o chiedendo udienza a un chatbot; domande la cui soluzione si può trovare solo al di fuori del web, nella vita reale. Il genere di ricerca a cui Google reagisce così, facendoti sentire scemo quando invece è LUI ad avere le lacune.
In questa nuova rubrica, chiamata “Grandi Domande”, proverò a rispondere alle domande alle quali non siete mai riusciti a trovare una risposta. Voi mandatemele, io ci provo. (Scrivete a pietrominto@gmail.com o rispondendo a questa mail.)
Il caso di oggi
Mentre riflettevo su tutto questo, una sera, il mio amico Andrea ha sfoggiato una maglietta strana. Era rossa e aveva una scritta gialla a caratteri cubitali che diceva: “CHE CAZZO STIAMO FACENDO QUI?”. A regalargliela era stato un mio amico, Massi, che se l’era fatta fare ispirandosi a una vecchia foto di Stephen King, in cui per qualche motivo indossa il capo in questione. Ecco la foto:
Incuriosito, mi son chiesto perché uno dei più grandi scrittori dei nostri tempi avesse indossato una maglietta simile. L’ho chiesto a Massi e Andrea ma non lo sapevano. Ho cercato in giro, niente. A quanto pare era un mistero.
La Grande Domanda di oggi è quindi: Perché Stephen King ha posato con una maglietta con su scritto “Che cazzo stiamo facendo qui?”?
L’indagine
Elettrizzato, corro su Google a fare una serie di ricerche che potrebbero sembrare strane se decontestualizzate (“CHE CAZZO STIAMO FACENDO QUI Stephen King”, “Stephen King T-Shirt Cazzo” e cose simili). Oltre a un vecchio tweet e a un post del 2016, non trovo granché: si parla della maglietta in sé, di quanto sia stramba e buffa. Nessuna informazione sul perché King l’abbia indossata. Poi capito in un post del 2019 della pagina Facebook “Zona Horror” in cui la foto è accompagnata da una didascalia che rivela la location in cui è stata scattata: “Stephen King sul set di Brivido 1986”.
Brivido (nome originale Maximum Overdrive) è il titolo del primo e unico film di King da regista. La storia è tratta da un suo racconto, “Camion” (inserito nella raccolta A volte ritornano, del 1978). La trama è la seguente: “A causa della scia di una cometa, tutti i mezzi meccanici di una cittadina lagunare americana impazziscono, uccidendo la gente”.
Il poster (francese) di Maximum Overdrive, o Brivido in italiano.
Aggiungendo “Brivido” alle ricerche trovo subito la prima parte della risposta, quella che in qualche modo giustifica il legame – altrimenti inspiegabile – tra King e la lingua italiana: Brivido fu prodotto da Dino De Laurentiis, storico produttore italiano de La strada di Federico Fellini, il Dune di David Lynch e Flash Gordon, che decise di scommettere sulle capacità cinematografiche di un genio letterario come King. (L’esperimento non fu successo e oggi Brivido viene ricordato da critica e fan come un merdone.)
De Laurentiis non era l’unico concittadino sul set: recuperando una lunga “oral history” sul film pubblicata dal sito SlashFilm, scopro che “Dino preferiva di gran lunga gli italiani”, sia nel cast che nella troupe. Le probabilità che qualcuno attorno a King abbia esclamato, a un certo punto, “CHE CAZZO STIAMO FACENDO QUI?” aumentano con l’aumentare delle persone italiane presenti. Siamo sulla giusta strada.
Su Reddit trovo un altro pezzo di risposta. Lo faccio però a mano, chiedendo lumi nel subreddit dedicato all’autore. Ottengo parecchie risposte. “Penso che Dino avesse detto la frase in inglese e che Steve l'abbia fatta tradurre in italiano”, sostengono un paio di utenti, che ricordano un’intervista a King dei primi anni Novanta. (L’ho cercata invano. Ne ho trovate alcune sul rapporto tra Dino e Stephen, ma nulla sulla frase specifica.) Un altro utente ha una versione diversa della stessa vicenda: fu la troupe (italiana) a indossare quella maglietta e fu “King a stare al gioco”, mettendosela.
Ma perché la troupe avrebbe dovuto indossare un capo tanto scurrile?
Una scena di Brivido.
Una montagna di cocaina
A ben guardare, un motivo c’è e ha a che fare con un fattore che ha interessato parte della vita di King e in particolare il dietro le quinte di Brivido: la cocaina.
Nella sua autobiografia On Writing, l’autore ha raccontato un periodo particolarmente buio della sua vita, caratterizzato dall’abuso di alcol e cocaina. Di un buon pezzo degli anni Ottanta, Stephen King non ricorda quasi nulla. In quel buco nero, scrisse il romanzo Cujo e diresse un film, il suo unico film: Brivido.
Guardo ancora la foto. Mi fisso sugli occhietti furbetti di King che fanno capolino da quei suoi “occhiali da pentapartito” e all’improvviso è tutto più chiaro: il nostro uomo era tutto fatto.
Trovo anche una versione alternativa della foto, più luminosa, dove il nostro sfoggia un sorrisone:
In un blog ungherese, inoltre, leggo:
“Ha lavorato tutto il tempo sotto l'influenza della cocaina, non è un caso che la produzione (di Brivido, Nda) sia stata un enorme fallimento, poiché ha trascorso una parte significativa del suo tempo chinato su un tavolo di vetro, sniffando droghe, fregandosene di qualsiasi altra cosa. Non c'è da meravigliarsi che sia stato anche nominato per il Golden Raspberry Award come peggior regista.”
L’incidente sul set
La cocaina potrebbe anche spiegare un incidente avvenuto dietro le quinte del film. King doveva girare una scena in cui un personaggio veniva inseguito da un tagliaerba indemoniato. Armando Nannuzzi, direttore della fotografia chiamato dall’Italia per “fare da babysitter a King”, chiese al regista di togliere le lame dall’apparecchio, per sicurezza.
“No, voglio vederle, mi piacciono” rispose King.
”Ma non si vedono nemmeno in camera” disse Nannuzzi.
Troppo tardi. Ciak.
Il tagliaerba puntò dritto alla telecamera, colpendo una base di legno che era stata sistemata sotto alla macchina da presa per alzarla lievemente, facendo partire schegge in tutte le direzioni. Una di queste colpì Nannuzzi, che finì col perdere l’occhio destro. Qualche settimana dopo, il malcapitato visitò il set con una benda sull’occhio (in seguito Nannuzzi fece causa a King; secondo Wikipedia, il tutto “si concluse con un accordo stragiudiziale”).
Armando Nannuzzi dopo l’incidente (fonte: SlashFilm).
Perché nessuno aveva cercato di fermare il macchinario infernale? Perché la trama di Maximum Overload divenne realtà per qualche tragico secondo?
A quanto pare, il responsabile degli effetti speciali stava aspettando che King gridasse “STOP” per fermare il tagliaerba, ma l’ordine non arrivò. Subito dopo l’incidente, un membro della troupe (un’altra italiana, Silvia Giulietti) domandò allo scrittore perché non avesse detto niente: “Lui era incapace di rispondere. Era scioccato”, ha ricordato a SlashFilm.
La stessa Giulietti, assistente alle riprese, ha raccontato di una lite tra King e Nannuzzi nella quale il secondo gridava improperi a King in italiano e “Stephen King rideva”. Anche quando lo scontro si fece fisico, King continuò a ridere “sempre e sempre di più”.
La mail
A questo punto, potremmo chiedere direttamente a King di raccontare la sua versione e chiudere per sempre la questione ma a) non lo conosco e b) era fattissimo e non si ricorda nemmeno di aver usato la cinepresa, quindi dubito si ricordi della maglietta. Quanto a Nannuzzi, è morto nel 2001.
Voglio però chiudere questa indagine con una testimonianza diretta. Cerco “Silvia Giulietti Brivido” e trovo il suo sito personale, nel quale c’è un form con cui contattarla. Chiedo scusa per il disturbo e la natura un po’ scema della mia domanda, poi premo invio.
Il giorno dopo ricevo la sua risposta.
Giulietti, gentilissima, dice di avere tanti “ricordi vivi” su quel film e mi racconta che:
nel 1985, le scritte sulle magliette personalizzate “erano davvero una novità, quindi tutti erano sempre alla ricerca di un pretesto per farsi scrivere qualcosa di non banale”;
gli operatori del film erano quasi tutti italiani, in particolare romani. “E i romani, si sa, sono sempre con le parolacce pronte, ma le parole che riecheggiavamo continuamente erano, cazzo, cazzaro, cazzate, insomma tutte le declinazioni in romanaccio”;
La squadra cominciò a chiamare King “alla romana, ‘a’ cazzaro!’. Lo prendevamo in giro. Lui non capiva, però vedeva noi molto divertiti”;
Lo scrittore si fece tradurre il significato di quella parole e poco dopo si presentò sul set con una maglietta con su scritto “I’m surrounded by grandi cazzari” (“Sono circondato da grandi cazzari”). “Da lì in avanti ci fu un susseguirsi di botte e risposte a suon di scritte sulle magliette”;
(No, non esistono foto della maglietta con la scritta “I’m surrounded by grandi cazzari”.)
La maglietta in questione arrivò in seguito. “CHE CAZZO STIAMO FACENDO QUI?” era la frase che King “diceva sempre quando arrivava la mattina sul set”. La diceva in inglese, What are we doing here?, “come se fosse sceso da un'altro pianeta. Ma di questo era cosciente, e ci rideva sopra. Quindi, con quella maglietta si rivolgeva a noi operatori, formulando la sua solita frase mattutina in italiano, anzi alla romana, per giocare proprio con noi”.
Infine, Giulietti ricorda che quello di Brivido è stato un set divertente “anche se pericoloso, con un epilogo drammatico”, in riferimento all’incidente che coinvolse Nannuzzi.
La risposta
Ecco quindi la risposta alla nostra grande domanda. Perché Stephen King fu fotografato con una T-shirt con una scritta molto particolare in italiano? Perché stava girando un film con un gruppo di romani che gli davano del cazzaro e lui era pieno di cocaina. Mi sembra ovvio.
“Grandi Domande” aspetta le vostre grandi domande irrisolte. Scrivetemi a pietrominto@gmail.com oppure rispondendo a questa newsletter. A sabato prossimo con i Link Molto Belli.
Bellissima storia.
occhiali da pentapartito ❤️